Vent'anni! Graziella quel giorno compiva vent'anni .Nella sua testa c'era un turbinio di pensieri. Cosa si prova ad avere vent'anni? Era difficile dirlo.
Graziella non riusciva a spiegarselo: è qualcosa che ti sfugge dalle mani, qualcosa che sembra tanto tangibile quanto mai evanescente, fuggevole.
Vent'anni. Una vita passata oppure solo un attimo della propria esistenza?
Graziella si sentiva importante e piccola allo stesso modo e nello stesso tempo sentiva di avere tra le mani il mondo e il nulla, si sentiva giovane e si sentiva vecchia.
Eppure, si diceva, i vent'anni di una ragazza o di un ragazzo sono un punto importante della loro vita: alle spalle c'è il mondo innocente dell'infanzia, il mondo spensierato dell'adolescenza, mentre di fronte c'è la vita intera da affrontare solo con i propri mezzi, ci sono i sogni da realizzare da vivere in quel mondo degli adulti da anni desiderato.
Graziella abitava in un paesino nella provincia della pianura padana ai piedi delle Alpi in una grande casa rustica.
Amava la sua terra e si sentiva parte integrante di quella natura rigogliosa che la circondava che la circondava.Aveva finalmente raggiunto il traguardo dei vent'anni; la sera prima aveva festeggiato con le amiche, ma ora voleva fare qualcosa di nuovo, voleva in qualche modo cambiare la sua vita.Prese la sua personale "graziella" , la sua bicicletta rossa, e decise di andare a farsi un giro e a prendersi un gelato.
Era un caldo pomeriggio di inizio giugno e in giro incontrò ben poca gente. Si fermò nell'unico bar-osteria del paese, mangiò un gelato al cioccolato e decise di andarsene a fare un giro per la campagna.
Si sentiva insoddisfatta, quel giorno avrebbe dovuto essere memorabile, invece non accadeva assolutamente niente. Graziella cominciava a essere preoccupata.
Si diresse verso un gruppo di alberi dove un grosso fosso formava una roggia, lì spesso le donne andavano a lavare i panni nell'acqua corrente,
Graziella si fermò e appoggiò la sua bici al tronco di un albero. Si sedette sula riva e immerse i piedi nell'acqua beandosi di quella frescura.
- Ciao.-
Qualcuno l'aveva salutata.
Si voltò e vide che era un bel giovane bruno con in spalla una canna da pesca.
- Ciao. Chi sei? Non ti conosco.
-Non mi riconosci, vorrai dire. il nipote di mia nonna Mafalda.
- Sei Gianni? O Dio, non ti avevo riconosciuto: Non ci vediamo da quando eravamo ragazzini.
- Eh, già. E' da tanto che non venivo più qui in estate. Posso fermarmi a pescare o ti disturbo?
- Ma no, figurati.
Il giovane si sedette e, dopo averla preparata, lanciò la lenza e si mise ad aspettare.
Graziella lo guardava da sottecchi: si era fatto veramente un bel "tipo", non le dispiaceva affatto.
Chiacchierarono a lungo ricordando il periodo in cui erano ragazzini e giocavano per le strade del paese.
- Sarai ancora qui per la festa di San Giovanni? - chiese la ragazza.
- Sì, mi fermerò fino alla festa del paese. Prenoto fin da adesso un ballo, se vuoi.
Graziella rise, compiaciuta.
- Certo, anzi se lo desideri, ti farò da guida nel piccolo luna-park che ci sarà per le vie del paese.
- D'accordo, a patto che non ti debba dividere con tutti gli altri giovanotti che ti fanno la corte.
- No,- rise la ragazza- qui i pochi ragazzi sono già quasi tutti impegnati.
- E tu?
- No,io voglio ancora fare tante cose prima di impegnarmi seriamente.
- Quali cose?
- Non lo so di preciso, ma vorrei fare qualcosa di... di... importante.
Gianni sorrise e sospirò. - Eh sì, lo vorremmo tutti. Hai un sogno in particolare?
Graziella si strinse nelle spalle. - In realtà,sì. Ora lavoro presso un laboratorio di sartoria nel paese qui vicino. Un giorno vorrei avere un laboratorio mio con tante lavoranti.
- Allora qualcosa di importante lo stai già facendo: Potresti aprirlo in una grande città e diventare ricca e famosa.
- No, in una città non credo proprio. Io sono molto legata a questi luoghi, a questa mia terra e non so se riuscirei mai a lasciarla. Qui posso uscire, correre per i campi, passeggiare lungo i viottoli sotto la luna e ... schizzare i ragazzi con l'acqua dei ruscelli - e alle sue parole seguirono le azioni ridendo allegramente.
Più tardi si salutarono e si diedero l'appuntamento per la festa di San Giovanni-
Ritornando verso casa pensò che quel suo compleanno non era stato poi così tanto male: era stata una bella giornata e aveva fatto un incontro che non si aspettava e che poteva anche essere l'inizio di quel qualcosa che sospirava da tanto tempo-
Eh sì, Il giorno in cui aveva compiuto vent'anni non se lo sarebbe proprio mai dimenticato.
Bellissimo ed emozionante racconto! Pieno di sogni e tanti valori sani che dovremmo tutti rispolverare, soprattutto non dovremmo mai abbandonare i nostri sogni! Grazie mille...
RispondiElimina