Era un giorno di primavera
e i mandorli erano in fiore.
Io camminavo su un tappeto
di fiori bianchi
e non m'importava
di avere la pelle nera.
Con la mia chitarra
suonavo e cantavo,
lo sguardo lontano,
perso nell'infinito del cielo.
Poi qualcuno
mi strappò la chitarra
e mi mise in mano un fucile
e mi disse: - Vai a combattere. negro!
Vidi la gente
cadere attorno a me
gridando e urlando dal dolore,
vidi occhi di bimbi
senza più sguardo.
vidi vecchi
che, pur vivendo,
non vivevano più.
Io pensavo:- Laggiù,
chissà se i mandorli
sono ancora in fiore.
Li sognavo ogni notte
mentre nella mia branda
o sotto il cielo
dormivo sonni agitati.
Avevo un amico,
era un bianco,
e fu ucciso.
Giunse il momento
in cui capii
che il colore della pelle
non contava
e anche altri
lo capirono:
il nero e il bianco
morivano entrambi
e nella morte
diventavano uguali.
Era inverno,
oramai,
ma non faceva freddo ,
laggiù.
- Fra poco sarà primavera
e i mandorli
saranno ancora in fiore.
Chissà se mai
sarei tornato
a caantare
sul tappeto
di petali bianchi.
Poi un giorno,
sentii
un acuto dolore
al petto.
-Signore- dissi
fammi ancora camminare
su quel manto
di petali bianchi.
Mi sentivo ,
ora, leggero
... e avevo di nuovo
la mia chitarra
tra le mani.
C'era tanta luce
davanti a me
ed era lo splendore
dei mandorli bianchi.
Era di nuovo primavera
e io cantavo
e camminavo
sul tappeto
di petali bianchi.
E questa volta
nessuno più
mi avrebbe detto:
- Vai a combattere, negro!
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