Il fiume scorreva lento e pigro tra gli alberi della grande foresta, Una brezza leggera e fresca faceva appena muovere le foglie dando l'impressione che gli alberi si sussurrassero tra di loro sotto il cielo azzurro di quella primavera tardiva.
Il vecchio Ivan, seduto su di un ceppo, sulla soglia della sua casupola stava intagliando una ciotola da un pezzo di legno: sarebbe servita per dar da mangiare al suo cagnolino: Toki era un ammasso di pelo piccolo e vivace,l'unica compagnia rimastagli.
Ivan col suo coltellino continuava a intagliare la ciotola e ogni tanto si fermava a fumare la sua vecchia pipa intagliata anni prima.
Con la mano si accarezzò la sua folta barba bianca e ricordò quando era ancora nera e il suo bambino gliela tirava saltellando sulle sue ginocchia, poi gli buttava le braccia al collo e lo riempiva di baci.
Il suo Igor. Era un bambino tranquillo ed era stato la gioia sua e di sua moglie Nadia.
Erano stati una famigliola tranquilla che viveva senza troppe pretese del suo lavoro di falegname.
Poi tutto era cambiato. Igor era cresciuto, era scoppiata la guerra e se l'era portato via.
Ivan e Nadia ne erano rimasti sconvolti e poco dopo anche Nadia se ne andò a raggiungerlo, distrutta dal dolore.
Dietro la casupola vi erano piantate due croci su due tumuli di terra, le tombe dei suoi cari.
Lui le teneva pulite,toglieva le erbacce o la neve e in primavera vi piantava qualche fiore di campo.
Anche lui avrebbe voluto seguirli, ma la morte non l'aveva voluto ora viveva solo col suo Toki, vecchio come lui.
Un rumore poco lontano lo distrasse dai suoi tristi pensieri, smise di intagliare il legno, si alzò e aspettò.
Dopo qualche istante comparve un uomo e si fermò di scatto vedendolo.
- Cosa fai qui, vecchio?
Ivan sorrise.- Ci abito.
L'uomo era nervoso, impacciato e si intuiva che non sapeva bene cosa fare. Ivan lo guardò un istante
e poi lo invitò a sedersi su un altro ceppo vicino al suo.
-Hai fame? Posso solo offrirti un po' di pane e formaggio , se vuoi.
L'altro annuì col capo e si sedette guardandosi attorno con fare sospettoso.
Ivan poco dopo uscì dalla casupola con panel formaggio, un boccale di vino e lo offrì all'uomo.
Quello mangiò in fretta, segno che era digiuno da un po'.
- Dove porta il fiume?- chiese.
. Lontano.
- E' profondo?
- Abbastanza.
- Si è mai buttato dentro qualcuno?
- Sì, io. Ma non mi ha voluto,
-Perchè volevi morire?
- Avevo perso mio figlio e mia moglie: non aveva più senso vivere.
- E come ti sei salvato?
- Toki, il mio cane. Si è messo ad abbaiare così furiosamente e io ho capito che non potevo lasciarlo solo. Il fiume, invece di tirarmi sotto, mi sbatteva continuamente contro la riva. Alla fine mi aggrappai a degli arbusti e ne uscii ancora vivo.
- Altri di sicuro sarebbero affogati.
- Forse. ma vedi qui le giornate sono tanto lunghe e io ho tanto tempo per pensare. La vita è un dono e non spetta a noi...
- Sì, sì,belle parole, ma non per me,
Calma la tua inquietudine, la tua rabbia o qualunque cosa sia e rifletti.
- Ho già riflettuto...
Il silenzio scese tra di loro. Ivan riprese a intagliare mentre l'altro lo guardava di sottecchi.
- Non volevo essere sgarbato.
Il vecchio sorrise e non rispose,
Di nuovo il silenzio scese tra di loro.
L'uomo appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani, poi cominciò a sussurrare
quasi parlasse solo a se stesso.
- Ho rubato dei soldi a mio padre per saldare dei debiti di gioco, lo ha scoperto, Abbiamo litigato...io l'ho colpito , lui è caduto e io sono fuggito. Ho paura di averlo ucciso. A quest'ora mi avranno già denunciato. Verranno a cercarmi.
Ivan posò il suo lavoro e si alzò.
- E' il tramonto oramai. Se vuoi,puoi restare qui questa notte.
- Grazie. Resterò.
Quella sera davanti al fuoco del camino Ivan gli parlò del suo Igor e della sua Nadia fin quando l'uomo si addormentò appoggiato al tavolo. Ivan lo coprì con una coperta.
Calma il tuo animo...- gli sussurrò e poi andò a dormire,
Più tardi, nella notte, sentì lo scalpiccio di cavalli in lontananza; si alzò dal letto, accese il lume e uscì nell'oscurità. Quando rientrò era quasi l'alba: trovò il ospite sveglio e agitato.
- Chi erano quesgli uomini?
Ivan attaccò il lume al suo gancio e si sedette dalla parte opposta del tavolo.
- Non temere. Cercavano te, non per arrestarti, ma perchè tuo padre temeva che ti fosse successo qualcosa.
L'uomo iniziò a tremare visibilmente.
- Sono sempre stato un balordo, un ribelle, non ho mai dato retta a nessuno....
Si prese il volto tra le mani,disperato.
- Calmati e rifletti. A tuo padre non è successo niente, anzi era così preoccupato che ha mandato mezzo villaggio a cercarti, Torna a casa,
L'uomo fu scosso da brividi,
- No, non posso, non dopo quello che ho fatto. dove c'era tutts
Ivan sorrise,triste.
-I padri possono perdonare anche le colpe peggiori ai figli.
Gli porse una tazza di the, l'uomo la sorseggiò e Ivan continuò a parlargli dolcemente con parole suadenti, convincenti finchè si alzò e si diresse alla porta.
Il vecchio gliela aprì e gli diede una leggera spinta.
- Non temete, andate.
L'uomo uscì e camminando con passo incerto sparì tra il folto degli alberi. un altro padre avrebbe atteso ilo figlio
Ivan rimase un po' sulla soglia a osservare la piccola radura dove c'era tutta la sua vita, forse un po' meno triste e malinconico del solito. Quella sera un altro padre avrebbe atteso il figlio, un figlio che questa volta sarebbe tornato.
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