3° capitolo - La casa nel bosco
Il sole oramai erra tramontato e le prime ombre della sera incominciavano a calare tra gli alberi. Laura aveva camminato a lungo senza una meta, col cuore e la mente sordi al dolore che aveva in corpo. Si sentiva svuotata, inutile. Paul l'aveva lasciata, aveva cercato in un'altra donna quello che da lei non avrebbe mai potuto avere. Dieci anni di vita buttati via in un attimo.Mai più rose rosse di domenica.Mai più lunghe serate davanti al fuoco del camino. Mai più passeggiate nei boschi al chiaro di luna.Mai più il tepore del suo corpo accanto a lei. Mai più Paul.
Aveva costruito la sua felicità sull'infelicità di un'altra donna e ora lei era riuscita a riprendersi ciò che era stato suo. Il destino l'aveva punita crudelmente. Per dieci anni le aveva dato l'illusione di una vita perfetta, ora quell'illusione gliela aveva strappata senza pietà.
Non le restava più nulla tranne i ricordi, ma non si può vivere soltanto di quelli. Non aveva più scopi per vivere, non aveva più niente per cui lottare o gioire. Si sentiva pervadere da sensazioni di vuoto e di inutilità.
Continuava a camminare come un automa per il bosco. Non udì i primi tuoni che annunciavano un temporale, nè sentì su di sè la pioggia che incominciava a cadere. Continuava a camminare come se quella fosse l'unica cosa inevitabile rimastale da fare. L'abito le si era incollato addosso, ma il suo cervello non registrava nessuna sensazione. Aveva il volto rigato,ma non di lacrime, i suoi occhi erano vitrei, fissi nel vuoto davanti a sè.
Oramai era quasi buio e solo i lampi rischiaravano la notte che stava per calare. Laura si appoggiò a un albero: davanti a lei scorrevano minacciose le acque del torrente che attraversava il bosco.Sarebbe stato così facile lasciarsi scivolare dentro alle acque, dopo non avrebbe più provato sofferenza. Lentamente si staccò dall'albero e si avviò verso i flutti che sembravano andarle incontro.
Si sarebbe lasciata scivolare dentro se due braccia robuste non l'avessero trattenuta. La sorpresa le impedì qualsiasi reazione e si accasciò tra quelle braccia come una bambola di pezza,
L'uomo che l'aveva salvata all'ultimo istante abitava in uno chalet poco distante: era stato solo per caso che si era affacciato alla finestra e aveva visto una figura che, barcollando, stava avviandosi verso il torrente. Era uscito di corsa ed era arrivato appena in tempo.
La portò in casa e la distese sul divano accanto al camino acceso. Senza esitazione la spogliò degli abiti fradici e l'avvolse in una coperta frizionandole le gambe per farla riprendere.
Cosa diavolo faceva nel bosco quella donna a quell'ora e col temporale non riusciva proprio a comprenderlo. La osservò attentamente: era senza dubbio una bella donna anche se per ora aveva
l'aspetto di un pulcino bagnato. Versò un po' di cognac in un bicchiere e glielo accostò alle labbra riuscendo a fargliene bere qualche goccia. La donna tossì e aprì gli occhi.
- Hei, coraggio. E' al riparo, ora, - le disse sorridendo.
- Paul...- mormorò lei.
- Mi dispiace, ma non so chi sia Paul.
- Paul...- ripetè lei e scivolò nel sonno.
L'uomo la riadagiò sui cuscini, - Bè, penso che per ora non posso fare di più. Non hai ossa rotte, credo che tu sia solo sotto choc, ma qui non c'è telefono e non posso lasciarti sola per andare a cercare qualcuno. Vedremo domani.
La ricoprì bene e notò che ora il respiro era più tranquillo, riattizzò il fuoco nel camino e si accomodò in una delle poltrone.
-Temo che dovrò dormire qui,stanotte. - Allungò le gambe stiracchiandosi.
E dire che aveva affittato quello chalet per potersi godere finalmente qualche giorno di assoluta tranquillità. Guardò la donna distesa sul divano e pensò che doveva avere trentanni o poco più. Cosa diavolo faceva in giro con quel temporale, si chiese ancora passandosi una mano tra i capelli.
- Bè, buonanotte, mia bella sconosciuta. A domani le presentazioni.
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