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lunedì 23 maggio 2016

LAURA - cap2

                                                   Capitolo  2°    -    Addio, Paul

boscaglia
Laura si strinse nelle spalle cercando di allontanare quei pensieri, non serviva a niente torturarsi.Guardò l'orologio e inarcò le sopracciglia: strano, Paul era in ritardo. Doveva aver avuto qualche contrattempo, Due ore dopo era abbastanza preoccupata presentendo qualcosa di inquietante.Paul arrivò che era già calata la sera e appena Laura lo vide capì subito che doveva essere successo qualcosa di grave.
- Paul, come mai così tardi? Non mi hai dato neanche un colpo di telefono...
Paul era nervoso e scuro in volto come non mai. - Perdonami, Laura. Io so che avrei dovuto, ma proprio non ho potuto.



- Paul, che cosa è successo?
Lui si passò una mano tra i capelli e le girò le spalle. Erano ancora sotto il portico, l'aria si stava facendo fredda, ma Laura percepiva uno strano gelo nelle ossa. Paul non si era mai comportato così.
- Ti prego, dimmi cosa è successo: Non ci siamo mai nascosti niente , noi due.
- No, è vero, ti devo parlare, Laura, ma , mio Dio, non è facile...
Laura rimase in silenzio, Aspettava.
-E' finita, Laura. Stasera me ne vado.
- Cosa... cosa... hai detto?
- Vado via, Laura, per sempre. - la sua voce erqa roca, piena di dolore.
-Perchè, Paul?
-Anne Marie. aspetta un bambino. L'ho saputo oggi.E' mio, Laura. Ci siamo rivisti un paio di mesi fa: non so come, ma è successo. Non ho scusanti, ma pensavo che tutto fosse finito lì. Invece Anne Marie è incinta. Non posso lasciare che quel bambino,,,
- Il bambino che noi non abbiamo mai avuto.
Laura si sedette lentamente su una poltrona di vimini del portico, qualcosa dentro di lei era morta per sempre. Quello che aveva temuto segretamente si era avverato.
Un pesante silenzio, colmo di parole non dette, cadde tra di loro.
Paul non aveva potuto rinunciare a un figlio proprio, nemmeno in nome del loro amore. La verità era quella. Non c'era altro da dire, nulla che potesse cambiare la realtà. Cosa poteva fare? Piangere, urlare? No, non rientrava nel suo modo di essere.
Lei e Paul non avevano mai litigato, non avevano mai alzato la voce: a che sarebbe servito farlo ora?
- Ti prego, Laura, dì qualcosa, non sopporto il tuo silenzio.
- Mio povero, Paul,Cosa devo dire? Hai già detto tutto tu.
Paul si girò finalmente verso di lei.
- Non so cosa darei per tornare indietro, perchè tutto ciò non fosse mai accaduto. Mio Dio, Laura, non possiamo buttare dieci anni della nostra vita.
Laura sentì un dolore sordo misto all'ira:" Non ci hai pensato, però quando sei stato con lei.", ma non disse niente di tutto ciò.
- Frse è meglio non dire altro. Non servono recriminazioni o rimpianti, non si può tornare indietro.
Paul la guardava e capiva che doveva fare un sforzo tremendo a dimostrarsi così calma, ma Laura era fatta così. Non avrebbe reagito violentemente con pianti o urla come la maggior parte delle donne, ma sapeva che avrebbe sofferto più di chiunque altro e per questo si sentiva colpevole come non mai.
Si guardarono con  infinito dolore. Paul cercò di prendere  l'altra le braccia, ma lei lo fermò.
 - No, Paul, non lo fsre o non potrò lasciarti andare. Ascolta, ti basta un'ora per raccogliere la tua roba? Io mi allontanerò e quando tornerò non voglio più trovarti qui. Il resto lo potrai mandare a prendere in settimana. Ti prego, almeno questo me lo devi.
- Laura...-
- Ti prego.
- D'accordo, come vuoi tu.
- Addio, Paul.
- Addio, Laura...
Lei si girò e si allontanò in direzione del bosco lasciandosi alle spalle tutta una vita.





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