siti web

Simply1

sabato 14 maggio 2016

LA GIORNATA DI PIETRO su

agricolturaPietro abitava nella cascina ereditata dal padre da quando veva sposato la sua Lina trent'anni prima.
Era un cascinale classico della pianura piemontese con la casa padronale, i magazzini, le stalle, i porticati dove venivano riposti tutti gli attrezzi agricoli.
Tutto attorno al fabbricato vi erano piante da frutto con alberi di mele, pere, ciliegie,prugne pesche e una vite di uva "americana".
Pietro era stato un  giovanotto biondo con gli occhi azzurri che aveva conquistato quella che lui riteneva essere la ragazza più bella del paese.Avevano la stessa età, si conoscevano da sempre, si erano innamorati ancora ragazzini e a vent'anni si erano sposati.



Era stato un matrimonio felice, sereno, senza troppi alti e bassi: Non vi erano stati scossoni troppo difficili da superare, ma solo il tran-tran quotidiano con qualche discussione o piccole incomprensioni
superate col buon senso.
Avevano avuto una figlia che aveva scelto di fare l'archeologa, aveva sposato un archeologo ed erano sempre in giro per il mondo.
Pietro si alzava ogni giorno alle cinque del mattino, con lui la sua Lina, ai rintocchi della campana che suonava l'AVE MARIA e dava la sveglia a tutto il paese.
Prendevano un caffè e andavano nella stalla: pulivano le mucche, mettevano la paglia pulita, le mungevano e davano loro il fieno o l'erba secondo la stagione.
Dalla stalla si accedeva a uno spiazzo dove veniva portato il letame che sarebbe poi servito come concime per i campi.
Più tardi facevano colazione con latte , pane raffermo, uova o pancetta.
Decidevano quindi quali erano i lavori da svolgere nella giornata seguendo il ciclo delle stagioni.
Anche quel giorno del mese di maggio Pietro decise di andare a falciare l'erba del podere vicino a casa per farne fieno.
Lina sarebbe rimasta a casa a piantare i pomodori nell'orto.
Pietro prese la falce, costeggiò il breve sentiero lungo il fosso dietro casa e arrivò nel prato: tirò fuori  la "mola" e la passò sulla lama, poi iniziò a falciare l'erba.
Era un lavoro faticoso e lungo, dopo un po' piccoli rivoli di sudore gli scendevano lungo la schiena e lungo il volto. Ogni tanto tirava fuori dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto e si detergeva la fronte, il volto  e il collo mentre nell'aria si diffondeva l'odore tipico dell'erba tagliata.
Quando arrivava dalla parte del fosso Pietro ogni tanto andava a bere qualche sorsata d'acqua fresca dal barilotto messo "in fresco" nell'acqua  corrente,barilotto legato con una cordicella al tronco di una pianta.
Quando sentì rintoccare i colpi del mezzogiorno dalla campana del campanile della chiesa del paese, Pietro smise di tagliare l'erba e, messa la falce su una spalla, si diresse verso casa.Appoggiò la falce sotto il portico, si sciacquò alla pompa del cortile e, tolti gli zoccoli detti "ciabot",  ed entrò in casa.
Nell'ingresso cambiò la camicia da lavoro con  una pulita e si sedette a tavola con la moglie.
- Cosa c'è oggi per pranzo? - chiese.
- Pasta e fagioli, salame, formaggio e frutta - rispose Lina.
Si misero a mangiare con evidente appetito.
- A che  punto sei col prato?
- Sono arrivato poco più della metà, oggi finirò. E tu, Lina, cosa hai ancora da fare?
- Devo ancora finire qualcosa nell'orto, poi devo pulire il pollaio,fare il letto, e  mettere a bagno le lenzuola con la  "lisciva". Le laverò domani.
- Ti darò una mano a strizzarle.
Chiacchierarono ancora un po' mentre finivano di pranzare; Pietro si sdraiò sul divano dove si addormentò quasi subito.
Lina finì di rigovernare la cucina e si sedette accanto alla finestra  a rammendare una vecchia tovaglia.
Le piaceva osservare il suo Pietro mentre dormiva, le ricordava il ragazzo allegro e scanzonato che era stato un tempo,ma di  cui lei era ancora innamorata. Sorrise ripensando a com'erano stati quando erano ragazzi. Bei tempi.
Quel pomeriggio Pietro finì di falciare il prato e lasciò tutta l'erba sparpagliata, l'indomani l'avrebbe rivoltata col tridente assieme alla sua Lina . Se non pioveva in due o tre giorni sarebbe seccata e diventata fieno.
Verso sera la campana suonò di nuovo l'AVE MARIA che segnava la fine della giornata lavorativa.
Tornato a casa trovò Lina che già aveva cominciato a pulire la stalla. Finirono insieme e poi munse le mucche e riempirono le mangiatoie.Mentre abbeverava le mucche osservava soddisfatto i suoi animali: erano la sua ricchezza. Nel frattempo Lina  rinchiuse nel pollaio galline, gallo. anatre e le oche nel loro recinto.
Quella sera cenarono con una bella frittata con le erbette dell'orto accompagnata da un'insalata arricchita da rapanelli e da uova bollite.
Era stata una buona giornata, il sole tramontando arrossava il cielo e nell'aria c'erano i profumi delle rose nel giardino oltre a quelli dell'orto e dell'erba tagliata.
Pietro pensò che non avrebbe cambiato la sua vita, anche se faticosa, con niente altro al mondo. lì aveva tutto quel che voleva e quella terra che  l'aveva generato, lo aveva sostenuto in tutti quegli anni dandogli da vivere senza mai abbandonarlo; da quelle zolle aveva sempre trovato la forza per vivere una vita faticosa, ma densa di soddisfazioni e linfa principale di tutta la sua esistenza.
Mentre era sotto il portico e fumava la sua pipa, fu raggiunto dalla moglie.
- La mia Lina- disse  sorridendo  attirandola a sè con un braccio attorno alle spalle.
Rimasero lì ancora per un po' mentre il sole stava tramontando e le prime ombre della notte avanzavano lente.
Più tardi Pietro e Lina si amarono come sempre, con amore e ancora con quell'ardore che li aveva sempre accompagnati. Infine si addormentarono l'uno accanto all'altra: domani sarebbe arrivato fin troppo presto e un nuovo giorno sarebbe ricominciato ancora una volta.


Nessun commento:

Posta un commento